Folgorazioni (Luigi N. Scotto)

Contrariamente  a molti paesi del Nord Europa dove iniziano da bambini a pescare con la mosca artificiale, in Italia si inizia col lombrico, poi si passa a tutte le esche naturali possibili, quindi al cucchiaino di giorno e alla fiocina di notte.

Anch’io ho seguito l’iter italico finché lessi forse il primo articolo sulla pesca a mosca.

Fu una folgorazione.

Su consiglio di un commerciante del settore (a Genova non si trovava niente) andai a Novi Ligure ad acquistare un completo per pesca a mosca. Il sabato dopo ero già sul fiume sotto la neve, eravamo vicini al Natale 1961. Un disastro comunque preventivato.

Continuai imperterrito col freddo fino alla primavera, quando iniziai a girovagare sull’Aveto e sul Trebbia per cercare qualcuno che mi svelasse i misteri della pesca a mosca. Vedevo pescatori a fondo che catturavano trote bellissime.

Finalmente fondammo un club. Eravamo tutti della stessa forza, soggiogati inconsciamente dall’imperativo  “secca è bello”. Perdemmo così la possibilità di catturare i pesci più grossi che abitualmente stazionano sul fondo.

Ad un certo momento trapelò da un gruppo di carbonari che i pesci si potevano catturare anche con streamers, ninfe piombate e non e con grosse mosche e “strimerini” anche i temoli, che in quei tempi noi insidiavamo con mosche su amo del 26 .

Si cambiò tutto l’armamentario, le canne di bambù finirono in cantina sostituite da quelle in fibra di vetro e, a loro volta, da quelle in carbonio. Anche le trote cambiarono, lasciandosi cadere i puntini rossi per vestirsi di grigio-verde. Ci chiedemmo allora se valesse la pena pescare con un amo ricoperto di filo di rame quei brutti pesci con le pinne mozze, dopo tutte le ricerche su peli, piume, fili per imitare al meglio gli insetti naturali. Preferimmo usare il tempo libero a trasmettere ad altri pescatori le nostre esperienze e, sotto sotto, a cercare di convertire alla mosca i “lombricari”.

Improvvisamente un’altra folgorazione, la canna a due mani.

Comprai subito in fretta l’attrezzatura completa e, con video-cassette, DVD, internet e riviste, in poche settimane imparai a lanciare decorosamente. Un fiume classico per questo tipo di pesca è il Ticino, ma ci sono tanti altri posti idonei come lo Scrivia quando c’è l’acqua giusta. È anche molto vicino a Genova e così i miei primi lanci li feci vicino al ponte di Savignone, dove il fiume si allarga formando un lago. Quando usavo la canna ad una mano dopo due ore di volteggi e falsi lanci avevo lo spasmo al braccio.

La canna a due mani, usata con calma, permette una giornata intera di pesca senza affaticarsi poiché lo sforzo viene distribuito su entrambe le braccia.

Il “roller” è d’obbligo negli ambienti infrascati. I lanci base sono lo spey cast quando abbiamo alle spalle la riva e la corrente da sinistra, lo snap con riva alle spalle e corrente da destra, il perry poke con acqua ferma o quasi.

È utile tenere la coda con quattro larghe spire, una per dito, partendo dal mignolo. Sceglieremo canne con azione progressiva lunghe 13 o 14 piedi per coda 7 - 8, un mulinello adeguato alla coda più il backing di treccina di nylon lungo abbastanza per arrivare a mezzo centimetro dal bordo della bobina.

È meglio avere una bobina di ricambio per utilizzare due code: la DT galleggiante per roller e per la posa più delicata pescando a secca, una shooting head collegata ad una shooting line di diametro sottile (sotto lo 0,80) per pescare lungo.

I pesci catturabili non sono solo salmoni, per la pesca dei quali è stata creata questa canna, ma cheppie, lucci, persici trota, cavedani, aspi e le “grigio-verdi”, naturalmente. Poi ci sono i laghetti e le rive del mare. Le mosche saranno ninfe piombate e non, streamers con finali poly leader. Le mosche galleggianti su amo 8-10 a gambo lungo saranno montate con pelo di cervo e ingrassate bene.

Mi sembra di aver detto quasi tutto, senza fare i nomi dei più noti pescatori e senza cadere nei luoghi comuni. “Secca è bello”, anche se non ci sono più le trote di una volta.

Magrinifly.it