La storia della pesca a mosca in Val d’Aveto risale ai primi decenni del novecento. Spesse volte avevo sentito dire di un pescatore Inglese che veniva in val d’Aveto fin dagli anni venti...

...ma solo nel luglio del 2000 ho potuto sapere chi era effettivamente questo signore, riuscendo a parlare con chi lo aveva conosciuto personalmente.

Questa persona era la signora Giulietta Cella, dico era perchè da qualche anno è passata a miglior vita. La signora Giulietta Cella era stata una dei proprietari dell’albergo Americano tuttora funzionante nel paese di Rezzoaglio. Ricordo che fu così gentile da rilasciarmi una lettera scritta di suo pugno che conservo ancora gelosamente. La signora era nata a New York (da qui il nome dell’albergo Americano). Naturalmente parlava inglese.

Fu per questa ragione che, finita la prima guerra mondiale, due coniugi inglesi (i signori Muriel) per oltre vent’anni,da Pasqua ad ottobre, furono ospiti dell’albergo Americano.

Ernest Muriel era un appassionato pescatore a mosca ed era anche una persona gioviale e gentile, per questo riuscì a farsi amici i pescatori della valle, ai quali insegnò la tecnica di pesca e il modo di costruire le mosche. I pescatori locali, non potendosi permettere canne costose e attrezzature per costruire le mosche, si autocostruivano delle canne molto rudimentali usando direttamente il bamboo che potevano reperire facilmente in riviera. L’impugnatura di solito era un pezzo di legno di sambuco, il mulinello un rocchetto girevole in legno o in metallo, sul quale veniva avvolta la “taragnina” (un cordoncino già utilizzato per la pesca in mare) al posto della coda di topo. Pochi pezzi di filo di nylon completavano il finale, al quale venivano attaccate tre mosche.

Le mosche venivano rigorosamente fatte a mano usando piume reperibili sul posto direttamente dai pollai o dai cacciatori. Questo sistema di pesca è stato praticato dai pescatori locali per più di mezzo secolo, fin’oltre gli anni 70 , catturando stupende trote fario, anche perchè di trote cen’erano in abbondanza.

Non sappiamo se Ernest Hemingway, di passaggio durante la seconda guerra mondiale, ebbe modo di vedere questi pescatori, ma sappiamo che definì la valle dell’Aveto, la valle più bella del mondo.

E’ verso la fine dgli anni 60 grazie anche ad una buona gestione da parte della F.I.P.S. che la val d’Aveto diventa meta di pescatori provenienti dalla Liguria di levante, da Genova e soprattutto dalle regioni limitrofe (Lombardia ed Emilia Romagna). Sono questi, inoltre, gli anni dove anche in Italia sta prendendo campo la pesca a mosca di scuola Inglese.

Anche io , cittadino Milanese, rimango affascinato da questa tecnica e dopo qualche anno mi trovo a frequentare la Val d’Aveto. Il paesino di Cabanne diviene il luogo dove maggiormente si incontrano i pescatori a mosca, questo per due ragioni: una perchè nel paese c’erano due trattorie dove si mangiava bene (altresì dotate di camere d’albergo), la seconda ragione è che a quei tempi, il tratto pianeggiante dell’ Aveto, che va da Cabanne a Priosa, era pieno di trote Fario e si prestava ottimamente alla pesca a mosca.

Le trote per la verità non erano molto grosse ma per catturarle bisognava saper pescare bene. A quei tempi la parola “NO KILL” era sconosciuta, le trote di misura venivano quasi tutte trattenute (cestinate) fino ad un massimo di 10 capi al giorno. In una delle trattorie di Cabanne ho avuto il piacere di conoscere il Dottor Luigi Diana, Presidente della “Fi.Ma. mosca” di Chiavari.

Luigi era ed è rimasto una puro: solo mosca secca e la treccina Chiavarese. La treccina Chiavarese era semplicemente l’unione di due lenze Piemontesi (Valsesiane o Biellesi) che veniva impiegata al posto della coda di topo. Aveva un vantaggio e uno svantaggio: il vantaggio era la trasparenza, lo svantaggio era dovuto al fatto che non galleggiava.

Treccina, coda di topo, mosca secca , mosca sommersa, questi erano gli argomenti all’ordine del giorno nelle nostre discussioni. Spesso per dimostrare quale delle cose fosse la migliore, organizzavamo delle gare. Gare assolutamente sportivissime.

Le trote, naturali, pescate con le mosche prive di ardiglione dopo essere state guadinate, venivano immediatamente rilasciate con le mani bagnate. Per ogni trota catturata veniva rilasciato un tagliandino, chi alla fine aveva totalizzato più tagliandini aveva vinto la gara.

il “NO Kill” non era ancora praticato ma in questo senso noi ne siamo stati gli anticipatori. Gli anni 70 restano per me i migliori anni della pesca a mosca in Val d’Aveto e non solo. Sono gli anni in cui mi sono formato come pescatore e insieme a me se ne sono formati tanti altri, soprattutto Chiavaresi e Milanesi.

Mescolando diversi criteri e principi di pesca adattati al teritorio si può dire che fosse nata (a questo punto) una scuola di pesca a mosca della val d’Aveto. Negli anni 80 incomincia il declino dell’Aveto dovuto ad una pessima gestione pubblica, dopo l’estromissione della F.I.P.S. e ad alcuni interventi in alveo il più delle volte ingiustificati.

Si arriva alla fine degli anni 90 con il torrente in condizioni disastrose. E’ In questi anni che decido di stabilirmi in val d’Aveto, guarda a caso a Cabanne, dopo aver lavorato a Milano per quarant’anni.

Proprio nel 1999 la Regione Liguria vara una nuova legge che consente alle associazioni un po’ di autonimia. Nasce così l’Associazione Pesca Sportiva Val d’Aveto della quale sono stato socio fondatore.

Con pochi mezzi l’associazione comincia a lavorare. Dalla Provincia di Genova ottiene la gestione di una riserva turistica e di un tratto “NO KILL”.

Dal Parco dell’Aveto ottiene la gestione del Lago delle Lame. Con le poche risorse che riesce a mettere assieme, compera un trattore dotato di vasche e ossigeno, adatto ai ripopolamenti; un elettrostorditore per gestire i ruscelli vivaio e (con l’adesione all’ U.N. Pe.M.) crea un gruppo di guardie ittiche volontarie per la vigilanza.

Tra il 2007 e il 2009 vengono immessi in Aveto, pagati per metà dall’APS val d’Aveto e per metà dalla provincia di Genova, più di 10.000 temolini. Durante questi anni i ruscelli vivaio hanno prodotto oltre 30.000 trote fario reimmesse regolarmente nelle aste principali.

Per poter recuperare qualche vecchio ceppo di trota che tuttora è presente in alcuni immissari laterali, sarebbe opportuno avere in valle un incubatoio che per ora resta solo una speranza.

In questi ultimi anni mi è stata data l’opportunità di organizzare dei corsi di pesca a mosca ai bambini e ai ragazzi delle scuole della valle, a ragazzi che sono venuti da fuori e ad adulti (donne comprese). Questa è stata per me il massimo della soddisfazione. Anche se sulle spalle mi porto i miei 65 anni, intendo continuare su questa strada finchè mi sarà possibile, se alla fine saranno solo pochi gli allievi che si appassioneranno veramente a questo tipo di pesca, sono certo che quelli diventeranno dei veri pescatori.

L’importante è aver trasmesso a loro quello che altri hanno trasmesso a me, perchè come dice il POETA :

“Poca favilla, gran fiamma seconda”.

DI GRAZIANO MAGRINI
Ernest Muriel in Aveto
Amici pescatori di Chiavari (anni 70)
Magrini con il Dott. Luigi Diana (anni 70)
Magrini al morsetto negli anni 80
Magrini e Luigi Brignole, tra i primi pescatori a mosca della val d'Aveto
Immissione di Temoli in Aveto
In pesca nell' Aveto
Guardie Ittiche e Soci
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